Il sistema finlandese presenta caratteristiche specifiche che rispecchiano le particolarità del sistema economico e degli stili di vita di questo paese. La gestione dei rifiuti di imballaggio è stata storicamente basata sui sistemi di riuso, in coerenza a una tradizione consolidata (il riutilizzo è stato particolarmente incentivato dall’introduzione, fin dal 1994, di una tassa sui contenitori non refillable). Il riuso non è limitato alle bottiglie e agli imballaggi industriali, ma è diffuso a tutte le tipologie e a tutti i materiali d’imballaggio.
Le percentuali di riuso sono ancora elevatissime, e questo ha spesso comportato problemi nel raggiungimento degli obiettivi, in quanto il riuso riduce proporzionalmente le quantità di imballaggi computate ai fini del calcolo delle percentuali di recupero e riciclo.
La Finlandia, come era avvenuto già più volte in passato, si è data precisi target di riduzione di tutti i flussi di rifiuti. Nell’aprile 2008, il Parlamento ha approvato un nuovo piano che fissa un obiettivo di riduzione della produzione di rifiuti (prevenzione), stabilendo la riduzione del volume dei rifiuti urbani al valore del 1999 entro l’anno 2016.
La prevenzione dei rifiuti sarà promossa attraverso l’adozione di strategie volte ad incrementare l’uso efficiente dei materiali nei processi produttivi, la loro realizzazione e il loro consumo, nonché attraverso una più efficace applicazione della legislazione vigente.Sarà intensificato lo sviluppo dei prodotti eco-efficienti attraverso l’incentivazione all’uso di criteri di eco-efficienza per la valutazione degli standard di prodotto, per le procedute di eco-labelling e nelle procedure di gara degli appalti pubblici.
Saranno esaminati gli strumenti economici per promuovere l’uso sostenibile delle risorse naturali, e sarà aumentata l’efficienza dei materiali in specifici settori attraverso accordi volontari.
Il piano mira inoltre a ridurre la quantità dei rifiuti solidi urbani da smaltire in discarica passando dal valore attuale del 60% al 20% nel 2016. Saranno realizzati nuovi inceneritori in modo da triplicare, portandola al 30%, la percentuale dei rifiuti urbani trattati con recupero energetico.
In Finlandia vengono vendute ogni anno quasi 300 milioni di borse per la spesa, la maggior parte delle quali sono sacchetti di plastica.
Uno studio condotto nel 2009 dall’Istituto per l’ambiente (SYKE) e dall'Università di Tecnologia di Lappeenranta non ha trovato prove evidenti a sostegno di una politica ambientale che miri alla riduzione della produzione e dell’uso degli shopper in plastica.
Lo studio è stato finanziato per la gran parte da Tekes, la principale organizzazione pubblica finlandese che finanzia la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione. I ricercatori hanno ricevuto anche un supporto pratico e finanziario dai produttori di sacchetti di plastica.
Lo studio si è concentrato sull’analisi del ciclo di vita (LCA) dei sacchetti, mettendo a confronto le emissioni di gas serra di diversi shopper: di plastica, di cotone, di plastica riciclata, di carta, di plastica biodegradabile.
In termini di emissioni di gas serra, il cotone riesce a tenere il confronto con la plastica solo se i sacchetti di stoffa vengono riutilizzati davvero molte volte. La ricerca, infatti, ha evidenziato che la produzione del cotone implica un grande utilizzo di acqua e di energia, e dunque emissioni molto elevate. Lo studio ha dunque, concluso che le borse per la spesa riutilizzabili dovrebbero essere prodotte con un materiale diverso dal cotone.
È stato invece difficile stabilire se i sacchetti di carta diano prestazioni migliori in termini di emissioni di gas serra rispetto ai sacchetti di plastica. Le variabili in gioco sono molte e difficilmente comparabili. In ogni caso, pare che l’utilizzo dei sacchetti di carta sia da preferire ai sacchetti di plastica solo se i primi sono avviati a riciclo in alte percentuali.
L’LCA dei sacchetti in plastica biodegradabile è risltato invece quello a maggior impatto sui cambiamenti climatici. Infatti, le sostanze utilizzate per aumentarne la resistenza sono comunque di origine fossile: quando il sacchetto si decompone, queste sostanze vengono rilasciate nell’ambiente, contribuendo in maniera considerevole alle emissioni di gas serra.
I sacchetti biodegradabili migliorano la loro performance solo se sono inceneriti per produrre energia in sostituzione di fonti fossili o se utilizzati per la produzione di biogas.
Lo studio ha inoltre rilevato che l’impatto sul clima dei sacchetti di plastica è minore rispetto agli altri sacchetti e può essere migliorato se vengono utilizzati in modo più efficiente, per esempio riutilizzandoli più volte.
In conclusione, secondo questo studio, gli shopper che hanno il minor impatto sul clima sono quelli fabbricati con plastica riciclata.