L’impostazione del sistema britannico ha portato per una lunga fase a privilegiare gli imballaggi di provenienza industriale e commerciale, meno costosi da raccogliere e gestire dei domestici.
Va ricordato che le Packaging Regulations prevedono obblighi solo per i “fornitori” di imballaggi o materiali di imballaggio, lasciando l’utilizzatore finale (il consumatore o l’impresa) libero da ogni vincolo. Così gli imballaggi che diventano rifiuti nei siti industriali e commerciali sono – come del resto quasi ovunque in Europa – a completa disposizione dell’azienda stessa che in questo caso può commercializzarli, ottenendo in cambio PRN a valore di mercato. Questi rifiuti costituiscono dunque la più agevole riserva attingibile da utilizzare in vista del riciclaggio e del raggiungimento degli obiettivi.
Poiché gli obiettivi nazionali sono ripartiti tra le imprese responsabili in modo tale che i loro adempimenti congiunti coprano esattamente le necessità di recupero/riciclaggio prefissate, per il Regno Unito è stato di frequente problematico raggiungere le soglie stabilite.
Il sistema dei PRN è sempre stato fonte di vivace dibattito e di numerose perplessità. Teoricamente la loro commerciabilità dovrebbe essere un incentivo diretto alla razionalizzazione ed efficienza dell’economia del riciclaggio. Ma il meccanismo stesso rischia di indurre speculazioni e volatilità non legate all’evoluzione industriale del settore. Questo è uno degli elementi che ha giocato a favore della sterzata a favore dell’EPR, che introduce la necessità di prevedere fee specifici per gli imballaggi immessi sul mercato.