Mentre in Europa l’EPR è largamente accettato in quanto strumento di buona politica ambientale, in termini globali esso non viene dato per scontato, anzi viene spesso contrapposto alle politiche di progettazione ambientale che mirano a valutare e ridurre l’impatto ambientale complessivo del prodotto (in particolare attraverso le Lifecycle Design Strategies - LiDS).
I punti di forza dell’approccio Design for the Environment sono:
• la Scelta di materiali a basso impatto (ad esempio, evitare le sostanze pericolose o utilizzare risorse riciclate),
• la riduzione materiale (ad esempio, sviluppare prodotti più leggeri o imballaggi ridotti),
• l’ottimizzazione del tempo-vita (ad esempio, aumentare la durata o il riutilizzo delle componenti)
• l'ottimizzazione dell’end-of-life (ad esempio: progetto di smontaggio post consumo o produzione di beni mono-materiale).
È evidente che le due strategie non sono contrapposte, tanto è vero che in tutte le politiche europee la prevenzione dei rifiuti e la diminuzione o ottimizzazione nell’uso di materiale stanno tra le priorità. Ma è certamente vero che, in termini di scelte di politica economica i Paesi che si affidano all’EPR non possono promuovere con altrettanta forza il DfE.
Molti contributi accademici e commenti politici criticano l'attuale struttura dei sistemi EPR e dichiarano che, dal punto di vista dell’attenuazione dell’impatto ambientale, sono attualmente troppo diversificati e troppo deboli. Gli elementi che entrano in gioco nella prospettiva del Design per l'ambiente sono molteplici e si intersecano in modi assai diversi dalle valutazioni di EPR. Da un certo punto di vista si può dire che l'EPR è solo uno dei driver del DfE. Alcuni studiosi considerano l'EPR un approccio quantitativo e il DfE un approccio qualitativo.
Tra le differenze “politiche” dei due approcci va considerata la maggiore o minore tendenza di un sistema economico a implementare strategie di mercato amministrato. L’EPR ha bisogno di una normativa che pone obblighi all’intera collettività dei produttori e poco può basarsi sulla volontarietà delle buone pratiche. La promozione della progettazione ambientale dei prodotti può invece far leva sui vantaggi economici di produzioni più leggere (meno materiali, meno trasporti, meno rifiuti) e può premiare con incentivi anziché richiedere obblighi.