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Documento trasversale 2013

Sintesi della ricerca internazionale Conai sui Sistemi europei di gestione degli imballaggi

 

Inquadramento generale

A fine 2013 le regole comuni europee sulla gestione degli imballaggi coinvolgono una popolazione complessiva di più di 500 milioni di abitanti di 28 Paesi europei (comprendendo la Croazia, entrata nell’Unione nel mese di luglio).
Il quadro d’insieme, seppure in parte armonizzato dalle due Direttive 94/62/Ce e 2004/12/Ce, presenta in realtà situazioni estremamente differenziate al proprio interno, non solo Paese per Paese, ma anche per blocchi storico/geografici. La “vecchia Europa” mostra a tutt’oggi radicate differenze tra le nazioni mediterranee, quelle centro-continentali e quelle nordiche. D’altra parte i paesi dell’est paiono aver seguito l’uno o l’altro modello, talvolta miscelandoli, ma senza apparenti ragioni di tipo storico o culturale.

Analizzando i mega trend degli ultimi dieci anni, si possono rilevare le seguenti questioni di fondo:

• Un progressivo rafforzamento dei Sistemi basati sui Fee in quasi tutti i Paesi cosiddetti “nuovi entrati”, dopo una prima fase di assestamento che ha visto un frequente ricorso  a prelievi  di tipo fiscale.

Nella vecchia Europa il ricorso al prelievo fiscale è stato tradizionalmente limitato, ma si registra un aumento di attenzione al tema. Il caso più evidente è quello della Francia, che ha lanciato numerosi meccanismi fiscali disincentivanti per le formule di packaging ambientalmente più nocive. Particolarissimo il caso dei Paesi Bassi, che all’inizio del 2008 hanno introdotto una tassa sugli imballaggi in sostituzione del contributo ambientale, per poi tornare – a partire dal 2013 – alle precedenti formule di accordi volontari Governo/industria con la reintroduzione dei fee per materiale.  Sono stati realizzati sistemi di tassazione anche in Belgio e in Irlanda.

• Una divaricazione sempre più pronunciata tra i sistemi di “libero mercato” (basati sulla concorrenza di un numero crescente di Compliance scheme che operano in parallelo o in nicchie specializzate) e i sistemi a gestione centralizzata, dove lo schema  nazionale ha un’unica cabina di regia in grado di amministrare le variabili economiche e ambientali.

Nei primi anni di avviamento del sistema europeo, fino agli inizi del 2008, si era diffusa una tendenza verso la liberalizzazione dei modelli di gestione. In molti Paesi (sia nell’Europa a 15 che nei Paesi entranti) si riteneva che moltiplicare i soggetti in campo fosse il modo migliore per rendere più flessibili e competitive le strutture di gestione, ottenendo così la massima efficienza. Dalla fine del 2008 la crisi finanziaria internazionale ha sollevato una riflessione critica sulla scarsa controllabilità delle dinamiche di libero mercato, soprattutto in condizioni di emergenza economica o ambientale.

• Una differenziazione  sempre più spiccata tra i sistemi gestionali dei diversi Paesi: se in una prima fase del comune cammino europeo era possibile suddividere i modelli prevalenti in gruppi quasi omogenei (sistemi duali, sistemi a centralità delle Amministrazioni locali e sistemi misti), il quadro attuale non consente quasi alcun confronto, data la continua evoluzione delle normative nazionali, che prevalgono oggi largamente rispetto alle regole comuni dettate dall’Europa.

• Un sempre maggiore ricorso ai sistemi di deposito obbligatorio sui contenitori per bevande, con conseguente sottrazione di un importantissimo flusso di imballaggi alla normale gestione  dei Compliance scheme tradizionali.

Più specificamente, vanno diminuendo i Paesi che richiedono il sistema di deposito su contenitori “refillable” (cioè riutilizzabili per la medesima funzione), a causa della evidente impossibilità di difendere una modalità di imballaggio ormai superata nei fatti. Numerosi Paesi stanno invece sperimentando i depositi obbligatori sui "non refillable", anche se in molti altri Paesi la discussione si trascina da anni senza decisioni precise in merito.

• Il crescente aumento dei prezzi delle materie seconde, che rendono sempre più evidente il valore dei rifiuti di imballaggio e spingono i diversi attori in campo ad ottenerne la gestione e la proprietà. Se un tempo i costi del riciclo (soprattutto per certi materiali) rappresentavano un problema gravoso, negli ultimi anni la situazione si è per molti versi rovesciata, grazie alle migliorate tecnologie e alla sovrabbondanza di infrastrutture di raccolta, cernita e recupero.

Le dinamiche di scontro tra le diverse istituzioni chiamate alla gestione dei rifiuti di imballaggio si rende più evidente nei Paesi dove è più forte la libertà del mercato, ad esempio Germania e Inghilterra, i cui sistemi sono improntati alla massima liberalizzazione e dove sono in corso vere e proprie battaglie legislative su punti nodali per i rispettivi sistemi. 

• Connesso alla tematica economica del valore delle materie seconde è anche il  trend (probabilmente il più importante a livello europeo) che vede l’intera normativa sugli imballaggi confiscata dalla più generale legislazione sui rifiuti. Le grandi partite delle raccolte differenziate si giocano ormai sui “rifiuti” e non più sulla nicchia degli imballaggi, tanto che  l’ultima Direttiva europea sui Rifiuti richiede ai Paesi aderenti di implementare la raccolta differenziata per materiale a partire dal 2015.

Questa prevalenza del discorso sui rifiuti rispetto alla nicchia degli imballaggi vede in certa misura avvantaggiati i Paesi che, a livello normativo, hanno già da anni unificato nello stesso codice ambientale i due filoni normativi (Francia e Italia). In altre nazioni (e soprattutto Germania e Inghilterra) si evidenzia una continua rincorsa a modificare l’una e l’altra legislazione a rischio di sovrapposizioni e confusioni.

Il documento di sintesi che segue è strutturato secondo 7 “temi trasversali”, che si considerano rappresentativi dell’evoluzione e delle caratteristiche attuali del sistema europeo nel suo complesso. Si tratta di tabelle (introdotte e annotate) che mettono a confronto i diversi comportamenti dei singoli Paesi sulle questioni cruciali che decidono il loro funzionamento, sempre tenendo separati il gruppo dei 15 Paesi della vecchia Europa e quello dei 12 Paesi di nuovo accesso. 

 

Nel menu di sinistra

 • Materiali e tipologie per gli imballaggi domestici: mostra l’intero repertorio delle categorie e suddivisioni cui fanno riferimento i diversi sistemi di prelievo.

Il punto di prelievo: analizza tutte le formule adottate per il finanziamento dei sistemi, individuando i soggetti che, caso per caso, sono tenuti al versamento del contributo o del fee richiesto dai Compliance Scheme.

I sistemi di prelievo: descrive le tipologie di prelievo prevalenti adottate dai 27 Paesi, i parametri di variazione cui sono sottoposte, l’esistenza di esenzioni o prelievi fiscali specifici, e infine mette a confronto gli importi monetari dei diversi contributi o fee.

La gestione degli imballaggi Industriali e Commerciali: propone un focus sulle formule adottate nei diversi Paesi per la gestione di questa particolare tipologia (gestione affidata al libero mercato, esistenza di Compliance Scheme dedicati, sistema senza distinzioni tra questi imballaggi e quelli di provenienza domestica).

Vincoli e obblighi sui contenitori per bevande: una sintesi degli strumenti attualmente adottati per la gestione dei sistemi di deposito, talvolta integrati con sistemi di prelievo fiscale.

È possibile consultare quanto riportato nel menu di sinistra anche scaricando il file pdf.

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