Nella maggior parte dei Paesi dell’Europa a 15, per tutta la fase iniziale dell’avvio dei sistemi, ci si è occupati prevalentemente degli imballaggi del flusso domestico, considerati il vero problema “ambientale” da risolvere, e si è quindi lasciato al libero mercato il flusso proveniente dai siti commerciali e industriali. Al contrario, i sistemi dei paesi di nuovo accesso si sono centrati prevalentemente sugli imballaggi industriali e commerciali, il punto di partenza più semplice e meno costoso per avviare i Compliance Scheme. In molti di questi paesi, solo negli anni più recenti si è avviato il sistema delle raccolte differenziate urbane.
Con l’innalzamento dei target di recupero e di riciclo della seconda Direttiva (e in corrispondenza con una nuova visione “integrata” della gestione dei rifiuti), anche nei Paesi dell’Europa a 15 gli imballaggi di provenienza non domestica sono tornati alla ribalta. La struttura dei Compliance scheme “storici” ne è uscita in molti casi modificata e in molti paesi essi si sono moltiplicati, differenziandosi per settori. Il sistema “di libero mercato”, cioè affidato agli utilizzatori finali, è rimasto solo in pochi paesi ed è stato progressivamente sottoposto a maggiori vincoli e controlli.
In pratica, i sistemi nati per i flussi domestici si sono via via fatti carico degli imballaggi industriali / commerciali, e viceversa quelli impiantati prevalentemente sulle raccolte dai luoghi di produzione e servizio si stanno attrezzando per la gestione degli imballaggi provenienti dalle abitazioni, grazie a una più stretta collaborazione con le Autorità locali.