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Documento trasversale 2011 (su dati 2010)

La gestione dei rifiuti di imballaggio in bioplastica

 

Negli ultimi anni, la bioplastica - o più genericamente la plastica degradabile - ha registrato un significativo incremento nel mix di materiali di imballaggio. Si è posto, perciò, il problema della gestione del fine vita di questi materiali.
Secondo l’Università di Hannover esistono 300 tipi diversi di cosiddette bioplastiche: solo alcune sono compostabili, molte sono semplicemente biodegradabili ('oxo-degradabili' o 'UV-degradabili'), il che significa che si “rompono” se esposte alla luce e all’aria. Ma si tratta di plastiche sostanzialmente (e fino al 98%) derivate dal petrolio.  Inoltre, non tutta la bioplastica compostabile diventa compost attraverso il medesimo processo.

 

Compliance scheme, raccolte, riciclo e fee

Sono molte le difficoltà che i Compliance Scheme si trovano ad affrontare nella gestione degli imballaggi in bioplastica, sia per la raccolta che per il riciclo. Le bioplastiche compostabili infatti vanno raccolte esclusivamente insieme al cosiddetto “umido” compostabile, e il loro errato inserimento nelle raccolte di altri materiali plastici rischia di far fallire il processo di riciclo (ad esempio, secondo un rapporto  dello Higher Technical Education Institute (TGM) di Vienna, se la selezione non viene effettuata correttamente, il processo di riciclo del PET può essere compromesso se in esso viene introdotto anche solo lo 0,1% di PLA).

In realtà sono ben pochi i Compliance Scheme che le prevedono come materiali a sè stanti cui è attribuito un fee particolare. Si tratta essenzialmente di paesi dove è diffusa e ben operante la raccolta di materiali compostabili, e cioè: Austria, Lettonia,  Paesi Bassi.
La Germania, in attesa di trovare un assetto più stabile per la gestione di questo materiale, ha deciso di esonerare i produttori di bioplastica dall’obbligo di partecipare a un sistema duale fino a fine 2012.

 

Interventi diretti sugli shopper

Ad oggi è solo l’Italia, tra tutti i Paesi europei, ad aver stabilito un divieto per la commercializzazione dei sacchetti in polimeri non biodegradabili.

A partire dal 31 dicembre 2012 possono essere commercializzati esclusivamente:

sacchi monouso per l’asporto merci realizzati con polimeri conformi alla norma armonizzata UNI EN 13432:2002, secondo certificazioni rilasciate da organismi accreditati,

sacchi riutilizzabili realizzati con altri polimeri con maniglia esterna alla dimensione utile del sacco e spessore superiore a 200 micron se destinati all’uso alimentare,  100 micron se destinati ad altri usi,



• sacchi riutilizzabili realizzati con altri polimeri con maniglia interna alla dimensione utile del sacco e spessore superiore ai 100 micron se destinati all’uso alimentare e 60 micron se destinati agli altri usi.

>> Per maggiori informazioni, vedi nella sezione "Sintesi e Focus", il Focus dedicato alle bioplastiche. Vai al Focus.

Nel resto d’Europa prevalgono politiche diverse, dal graduale scoraggiamento degli shopper tradizionali attraverso imposizione di tasse e fee, alla promozione dei sacchetti riutilizzabili. Per maggiori informazioni sul dibattito e sulle misure prese nei vari Paesi, rimandiamo alla sezione Sintesi e focus, dove è consultabile il Focus Bioplastiche. Vai al Focus.

Ecco invece l’opinione espressa da Proeurope nel Position Paper dedicato alle buste di plastica per la spesa, pubblicato nell’agosto del 2011.

“.....Negli ultimi anni, si sono registrate molte iniziative politiche (nazionali e locali) per l'introduzione di un prelievo sui sacchetti di plastica o del loro divieto.
Nel contesto di un crescente interesse su questo tema, ProEurope – sulla base di fatti e cifre, nonché dell'esperienza maturata dai suoi membri in tutta Europa, ha assunto una posizione che può essere così riassunta:

• né l'introduzione di una tassa europea obbligatoria, né il divieto, né la promozione dei sacchetti biodegradabili costituiscono strumenti adeguati per ridurre l'impatto ambientale degli shopper utilizzati dai consumatori. Al contrario, queste misure potrebbero aumentare l'impatto ambientale

• gli sforzi per conseguire miglioramenti ambientali devono includere iniziative che coinvolgono il settore delle imprese per una riduzione dell’utilizzo di shopper one-way. Iniziative che possono essere sviluppate attraverso la collaborazione costruttiva con le Autorità locali e i governi e combinate con interventi di educazione e sensibilizzazione, nonché con la promozione delle borse riutilizzabili.”